sabato 24 settembre 2011

Orride metamorfosi

Dopo gli ultimi due post, dedicati a far mostra della mia acuta capacità critica e della mia intelligenza superiore alla media, mi trovo costretto a tornare su un vecchio argomento: i sogni balordi.

In quello che ho fatto poche ore fa, mi trovavo all'interno di un'automobile, in via A. Falcone, una tortuosa strada di un quartiere residenziale della mia città puntellata di baretti oltremodo tristi per gente triste che non sa di esserlo. Specifico sempre questi dettagli topografici perchè Google Analytics mi informa che il mio blog è visitato anche da utenti residenti in altre città. Ebbene sì, sono extraurbano. Bene, seduto a fianco a me c'era nientedimeno che Eduardo. Io lo guardavo stupito, restavo a bocca aperta per qualche secondo (o almeno questa era la percezione onirica del mio stupito silenzio) e gli dicevo, con la voce rotta dall'emozione: "Maestro, mi siete venuto in sogno?" Lo dicevo in napoletano, ma lo riporto in italiano perchè, ci tengo a ribadirlo, sono extraurbano.


Lui mi guardava un po' e poi, senza convenevoli e giri di parole, mi diceva: "Ma tu non si capisce perchè sei triste." Io rimanevo sorpreso da questo enunciato: "ma come, maestro, non lo sapete? Voi che siete nel regno della Verità..." A quel punto cominciavo ad avere quella strana sensazione di pericolo imminente che si ha talvolta negli incubi. E infatti, dopo aver girato il collo a 360° come in quella famosa scena de L'Esorcista, il grande Eduardo si trasformava in...Zio Peppe dei Camaldoli, il celebre animatore di tanti dibattiti culturali sulla Radia Giolla!


Sghignazzando sguaiatamente, il vegliardo campestre si burlava di me. Intanto l'auto si era messa in moto, e io mi accorgevo che alla guida non c'era nessuno! Sì, perchè mentre all'inizio io ero al posto di guida ed Eduardo sul sedile del passeggero, ora io mi ero spostato su quest'ultimo e zio Peppe era sul sedile posteriore, e continuava a proferire oscenità sulle "zizze".

Mentre cercavo di prendere il controllo del mezzo, improvvisamente mi rendevo conto che la macchina stava procedendo, di propria iniziativa, in retromarcia. In tutto ciò, zio Peppe continuava a ridere e contemporaneamente riusciva a mantenere un flusso costante di turpiloquio. Tutto ciò era troppo. Mi sono svegliato, mi sono reso conto di essere tornato alla "realtà". Troppo poco era durata la conversazione con quel grande uomo (intendo Eduardo, naturalmente, senza offesa per zio Peppe). Volevo scambiarci ancora due parole...e allora ho provato a riaddormentarmi, per vedere se riuscivo a sognarmi il seguito. Ma purtroppo il tempo dei grandi uomini è finito. A noi toccano nani e ballerine, e la presidentessa di Confindustria che dice di voler salvare l'Italia. Standard & Poor's ha detto che d'ora in poi i sogni non possiamo più permetterceli; solo incubi. Non riusciremo più a renderci conto se siamo svegli o dormiamo. E precipiteremo in un cupo baratro, vittime di un'auto senza guida, mentre qualche vegliardo sghignazza e non parla d'altro che di zizze.

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