martedì 18 dicembre 2012

Il deserto morale


Brutto dover convivere con i propri senescenti genitori, quando i tuoi stessi capelli iniziano timidamente a imbiancare, uno qua e uno là, e il tuo giudizio si affina, trasformandosi da furia iconoclastica giovanile in un sano e maturo moralismo. Se alla parola "moralismo" avete fatto una smorfietta con la bocca e mi state dando del prete in cuor vostro, mi pare inutile che continuiate la lettura. L'ho detto e lo ripeto: un sano e maturo moralismo. Brutto, dicevo, condividere il desco con i suddetti genitori, quando costoro ti impongono la visione di programmi televisivi dai contenuti che tu ritieni una violenza bella e buona pepretrata ai danni dello spettatore.

Nella fattispecie, mi riferisco allo spot elettorale del PD fatto da Corrado Augias ogni giorno, intorno all'una. Ospite, oggi, di questa pedante e radicalscicchissima trasmissione era Ezio Mauro. Si commentava, naturalmente, la lettura della Costituzione fatta ieri sera da Benigni su Rai Uno. Al termine dei servizi filmati e dei relativi commenti di Augias e Mauro, tutti di una banalità estrema, si dava come sempre la parola al pubblico per le domande. Dovete sapere, se non avete mai visto il programma, che il pubblico è di norma costituito da studenti di scuole superiori. Dunque, questa ragazza diciottenne prende la parola e chiede lumi a Mauro su come porsi di fronte al diritto-dovere del voto, che dovrebbe esercitare quest'anno per la prima volta. 

Bene, prima ho detto che i commenti alla lettura della Costituzione di Benigni erano stati banali; ma la risposta del direttore di Repubblica alla giovane studentessa ha superato ogni limite immaginabile di vacuità e retorica. Sono abilissimi in questo senso, va riconosciuto. Pensate a me, che mentre mangio la mia pasta e cavoli devo sentirmi nelle orecchie Ezio Mauro che parla, parla, parla, senza dire niente. Non reggo, sbotto. Non è possibile che a un uomo di simile pochezza morale sia consentito di parlare in televisione, non è accettabile che una ragazza di diciotto anni debba avere queste figure come suoi riferimenti. L'anziana genitrice esprime dissenso rispetto alla mia presa di posizione. Penso, con tutto il rispetto dovuto alla mamma, che non ci sia molta differenza fra lei e la ragazza diciottenne che ha posto la domanda: entrambe sono sprovviste di una chiave di lettura adeguata a comprendere la realtà politica e sociale dell'Italia odierna. La piccina, perché è nata e vissuta in un paese privo di confronto ideologico, poverissimo di idee e progetti per il futuro, un deserto morale. Ecco, l'ho usato un'altra volta, quell'aggettivo. L'anziana, perché non ha capito, come buona parte della sua generazione, che per avere una socialdemocrazia, con annessi e conessi, devi avere una forte base di dissenso radicale. Quando viene meno la dialettica fra modelli diversi e distanti, ecco che quello dominante, quello che non si vergogna di proporsi nudo e crudo, senza edulcorazioni, emerge prepotente, e ti ritrovi un Marchionne a dire tranquillamente cose che in altri tempi avrebbero incontrato una condanna quasi unanime.

La Costituzione, il voto, il sostegno dato a una forza politica parlamentare piuttosto che un'altra sono mezzi per raggiungere un fine, non sante reliquie e doveri di natura liturgica. Giovane amica, non ricordo il tuo nome, e so che non mi leggerai, ma voglio rivolgermi a te, perché non si può sempre parlare con chi è già d'accordo con noi. Fai una cosa, da adesso alle elezioni ci sono un paio di mesi: usali per provare a immaginare come vorresti che fosse il futuro. Per te, per le tue amiche, per il tuo fidanzato o il ragazzo che ti piace. Poi prova ad ascoltare i discorsi dei candidati. Se trovi anche la minima traccia di quel futuro nelle parole di uno solo di loro, corri a votarlo. Se no, annulla la scheda, rifiutala, resta a casa, fai come ti pare. Perché - e questo non devi consentire a nessuno di togliertelo dalla testa - il futuro è roba tua.

lunedì 17 dicembre 2012

La vittoria non è un caciocavallo.


E insomma, alla fine è arrivata la sconfitta clamorosa. Dopo una serie di prestazioni deludenti, con vittorie fortunose e pareggi striminziti, abbiamo preso la classica doccia fredda. Che succede, si chiedono i meno avveduti. Che deve mai succedere? Che non ti può andare sempre bene. Che quando una squadra va avanti da anni con evidenti lacune - SEMPRE LE STESSE, PORCO IL MONDO - non può arrivare sempre la prodezza individuale che ti risolve la partita. O magari, come ieri sera, questa prodezza la esegue un avversario, e si porta a casa i tre punti.

E giù con le diquisizioni e disamine, più o meno dotte, sulle ragioni di un rendimento inferiore alle aspettative. Basterebbe guardare con assiduità le partite di questa squadra (sto parlando del Napoli, per chi non lo avesse capito) per prendere atto di una verità lampante, accessibile a tutti: a parte Cavani, la nostra rosa è interamente composta da giocatori carenti sotto il profilo tecnico, atletico o mentale. E perché stupirsi? Oggi come oggi, nell'era dei mercati globalizzati, a quei livelli, i giocatori veramente completi non passano certo inosservati, e la loro valutazione sale di conseguenza. E non date retta a chi vi dice che è andato a scovare un campione che conosce solo lui; è come quando l'amico cazzaro vi dice che conosce un posto dove si vende un vino squisito a due euro al litro. Voi, che vi ostinate a credere nell'umanità, gli date retta, e lo assaggiate; a quel punto vi rendete conto di avere un altro amico del tutto inaffidabile, da aggiungere al già interminabile elenco. E vi resta in bocca il saporaccio di un intruglio da interrogazione parlamentare.

Insomma, il Napoli ha una rosa lacunosa. Dall'isterico De Sanctis, decisamente più abile nel ruolo di zitella acida che non in quello di estremo difensore, al fumoso Zuniga, autore di finte che confondono solo lui, passando per "Mezapalla" Hamsik, la cui notevole tecnica è controbilanciata da una personalità pari a quella di un suricato. Per non parlare della difesa, quasi sempre inattenta sui calci piazzati, e spesso in difficoltà nel rilanciare l'azione. Ma per quello che ha speso il nostro presidente, questo si compra. Tutt'al più si potrebbe ambire a ingaggiare qualche giocatore esperto e "stagionato" a parametro zero, strada che però il club non ha voluto intraprendere, preferendo la logica di acquistare giovani talenti da far crescere per poi vendere, realizzando plusvalenze. Così ha fatto con Lavezzi, e così farà, vedrete, con Hamsik e Cavani.

E perché? Perché il proprietario di questa società è un bottegaio, un pizzicagnolo, uno charcutier. Perché la SSC Napoli è la sua mega-salumeria, non una creatura amata alla quale si augura il successo, ma una vacca da mungere per fare mozzarella da vendere a una tifoseria poco critica. Eppure qualcuno evidentemente sta cominciando a svegliarsi, se ieri lo stadio era semivuoto. Forse qualcuno comincia a capire che lo scudetto non si vince con le mozzarelle, ma con i campioni. Abbiamo sofferto di buon grado nell'inferno della C e nel purgatorio della B, perchè lì l'obiettivo era chiaramente quello di vincere. Ci siamo attrezzati per farlo, e lo abbiamo fatto. Adesso che abbiamo raggiunto il massimo livello sportivo compatibile con il nostro fatturato l'obiettivo, ipocritamente non dichiarato, è quello di arricchire il padrone. E quindi ci dobbiamo intossicare con partite come quella di ieri sera.

E ora mi rivolgo a voi, "ragionieri" del pallone, esperti di contabilità e partita doppia, montiani dell'ars pedatoria, che più d'ogni altro male aborrite e temete il deficit di bilancio. Il mondo è bello perché è vario. C'è gente che si realizza nel completare una collezione di francobolli, o nel conoscere tutte le capitali del mondo. Se voi trovate soddisfazione nel constatare che il bilancio della vostra squadra del cuore è in attivo, io non vi biasimerò. Ma che voi vogliate convincermi che il successo di una società di calcio si misuri da quello, non lo accetto. Il sucesso di un club lo determinano i trofei vinti, e i piazzamenti conquistati. E con la filosofia del caciocavallo, amici miei, non si riempiono le bacheche, ma solo le salumerie.

martedì 11 dicembre 2012

L'arancia, l'epifania e il doppio fondo della morale


 Ieri sera, cari amici del Bradipo, ho avuto un'epifania. Non mentre attraversavo Merrion Square in una fredda serata novembrina, o mentre guardavo il paffuto Buck Mulligan farsi la barba, bensì mentre consumavo un'italianissima - anzi, sicula - arancia. Già questo dovrebbe cominciare a darvi il senso della qualità dei miei processi mentali, che rimandano più a un film di Franco e Ciccio che non alle rarefatte e raffinate atmosfere joyciane. Il punto è che, per recuperare la suddetta arancia, ero costretto ad attraversare la cucina, in cui la vetusta e veneranda genitrice, dalla cui tutela il tramonto dell'era della socialdemocrazia non mi consente di affrancarmi, stava visionando quella che personalmente ritengo la peggiore fra le trasmissioni di "approfondimento politico": l'Infedele.

Ogniqualvolta mi capiti davanti agli occhi qualche fotogramma di questo orrore televisivo e ideologico mi pongo la stessa domanda: perchè un pubblico costituito in massima parte da elettori di sinistra segue con assiduità programmi del genere? E non vi parlo solo dei trentenni piddini figli di papà che giocano a fare i progressisti con il culo al caldo; l'Infedele se lo guarda anche gente che trenta o quaranta anni fa scendeva in piazza, e alla bisogna si prendeva pure le mazzate (senza però doversi sorbire le prediche di Don Saviano e i suoi inviti ad amare il celerino che ti spaccava la faccia, va detto). Qualcosa non torna.

Ma torniamo all'arancia in questione, alle parole che ho dovuto ascoltare e alle immagini che mi sono passate davanti agli occhi mentre cercavo il galeotto agrume fra un mare di mele annurche. Gad Lerner era lì, a intervistare Elsa Fornero, che mi pare sia ministro per le public relations con la plebe o qualcosa del genere. Ebbene, dallo sguardo dell'intervistatore si evincevano incontrovertibilmente la simpatia, l'ammirazione, l'assoluta sudditanza rispetto all'intervistata. Inutile copiare le scenografie della BBC, se poi vai a fare un'intervista così, ho pensato. E mentre quella povera donna, priva di spessore sotto qualsiasi aspetto, sciorinava i suoi soliti luoghi comuni ferocemente classisti ed elitari, io scommetterei sul fatto che il vecchio Gad avesse un'erezione che ci avresti potuto appendere il cappotto.

Fin qui, tutto normale. Gente elegante che, invece di fare l'aperitivo in Piazza Duomo, si fa una chiacchierata davanti a una telecamera, e che viene anche pagata per farlo. Un po' come se pagassero me e qualche mio amico per bere birra e commentare la partita del Napoli o il culo di una che passa di là. Ma ci sarebbe un solo folle che, con tutti i canali messi oggi a disposizione dello spettatore televisivo, deciderebbe di guardare proprio me? Perchè, dobbiamo tornare a ripeterlo, la gente guarda Lerner?

Ecco, orbene, la mia epifania. Perchè sono orfani delle vecchie liturgie, non delle vecchie idee. Perchè sono clericali dentro. Perchè appartengono alla classe media, la macchina e il frigorifero hanno fatto irruzione nelle loro vite tanti anni fa, e non ne sono più usciti. Perchè non avvertono la minima necessità di un cambiamento sociale profondo, non si incazzano come mi incazzo io quando  vedono che il piatto forte di una trasmissione "di sinistra" è una donna che palesa senza alcuna remora il più profondo disprezzo per il lavoro salariato e i lavoratori. Pensano che il capitalismo vada "riformato", mi accusano di non avere i piedi per terra se parlo di alternative radicali all'esistente, e non si rendono conto di quanto sia estremo e saturo di violenza lo scenario che si è venuto a costituire fra un tentativo e l'altro di "riformare" un sistema economico basato sul sistema di valori incarnato da una iena come quella che ieri sera faceva andare in brodo di giuggiole Gad Lerner. Il capitalismo è un dato di fatto, chi si è mai sognato di superarlo, in questo paese? Il PCI, che molti degli spettatori dell'Infedele probabilmente votavano, o del quale avevano addirittura la tessera? Ma fatemi il piacere. Vedreste il vecchio Gad sorridere, se affermaste una cosa del genere. Certo, il PCI di Gramsci, quello dell'anteguerra...

E allora noi persone mature di sinistra, che dobbiamo fare? Quello che fa ogni buon credente: ostentare una morale diversa da quella che informa le nostre azioni. Vogliamo una società più giusta, ma senza fare troppa confusione, eh, che mio marito dorme. Redistribuiamola, questa ricchezza, ma mo' il servizio buono lo vado a inzerrare, non si sa mai. Questa unione monetaria all'insegna del neoliberismo sta distruggendo il futuro dei nostri figli e nipoti, ma che volete? Che si alzi lo spread? Guardatevi Gad Lerner, ascoltate i suoi educatissimi scambi di vedute con i carnefici della dignità umana, e non preoccupatevi troppo se il capitale, in crisi come non lo era da decenni, chiava mazzate alla cecata; prima o poi passa. Magari lascia qualcuno di voi per terra, ma che ci possiamo fare noi? In frangenti come questi, dobbiamo tenere d'occhio l'argenteria.